Il Rinascimento Spaziale sta sbocciando in tutto il Mondo!

Forse vi siete chiesti perchè sia nata una associazione come Space Renaissance, e quale sia la sua utilità... Ebbene, come dicono spesso gli Americani, c’è del metodo nella nostra follia! :-) Ci sono le Agenzie Spaziali, e ci sono, per la maggior parte negli Stati Uniti, anche molte associazioni che svolgono attività di divulgazione e di lobbying, promuovendo l’esplorazione spaziale e le attività umane nello spazio. Esistono le agenzie spaziali, enti governativi e giuridici, che lavorano nello spazio, in tutta Europa, Stati Uniti, Asia e molti altri Paesi. Ci sono anche molte associazioni impegnate in attività didattiche e nella diffusione di notizie ed informazioni, promuovendo l'esplorazione dello spazio e le attività umane nello spazio. Space Renaissance International (SRI per gli amici) è un'associazione che promuove l'espansione umana nello spazio, e questo è un terreno comune con le altre associazioni. Ma andiamo avanti: Space Renaissance International è un'associazione filosofica, che sviluppa una filosofia dell'era spaziale, un filone di ricerca assolutamente necessario ed in grave ritardo. Space Renaissance International muove dagli interessi ed i diritti intrinsechi di tutti gli esseri umani viventi e della loro prole, ed ha formulato una strategia di espansione "soft", quella che permetterà ai migranti terrestri di diventare abitanti dello spazio evitando grandi cambiamenti fisiologici nel giro di poche generazioni. Questo significa affrontare seriamente due problemi: la gravità artificiale, e la protezione dalle radiazioni spaziali dure. La soluzione di questi problemi segnerà il cambiamento di paradigma, dall’esplorazione spaziale militare al trasporto ed all’insediamento di passeggeri civili nello spazio, e la relativa regolamentazione legale. Read also the English language version: https://spacerenaissance.org/blog/2016/05/29/the-space-renaissance-is-blooming-everywhere/ Voir aussi la version française (pdf): https://spacerenaissance.org/media/SRI_Newsletter_29052016_FR.pdf

Forse vi siete chiesti perchè sia nata una associazione come Space Renaissance, e quale sia la sua utilità… Ebbene, come dicono spesso gli Americani, c’è del metodo nella nostra follia! 🙂

Ci sono le Agenzie Spaziali, e ci sono, per la maggior parte negli Stati Uniti, anche molte associazioni che svolgono attività di divulgazione e di lobbying, promuovendo l’esplorazione spaziale e le attività umane nello spazio. Anche in Europa ed in Italia sono nate negli ultimi anni associazioni che hanno, nella loro mission, la diffusione di notize relative all’astronautica. Ad esempio le recenti notizie che riguardano il grande successo di Space X nel riportare a terra, pronti per il riuso, gli stadi dei lanciatori orbitali. È vergognoso che i nostri media ne abbiano parlato poco o molto marginalmente. E qui cominciamo ad entrare nel merito della domanda iniziale: a cosa serve Space Renaissance. Space Renaissance International (per gli amici SRI) è un’associazione che promuove l’espansione umana nello spazio, e fin qui la nostra associazione non è diversa da tante altre. Ma andiamo avanti: SRI è un’associazione filosofica, e qui il campo si restringe notevolmente, infatti si possono contare sulle dita di una mano le associazioni, o per meglio dire gli istituti, che nel mondo si occupano di filosofia dell’era spaziale. Kepler Space Institute (Stati Uniti), pubblica più o meno annualmente il Journal of Space Philosophy, un volume che raccoglie scritti di una trentina di autori (tra i quali il sottoscritto). L’Astrosociology Research Institute studia le interazioni tra l’esplorazione spaziale e la società, i comportamenti, lo sviluppo. Altri manifesti filosofici ed umanistici sono stati pubblicati da comunità come “100 Years Starship”,  “Icarus International” ed il programma SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence). Ma queste associazioni concentrano maggiormente la loro ricerca sulle tecnologie avanzate e non sulle filosofie motivanti dello spazio. Stephen Ashworth, un filosofo astro-umanista inglese, ha elaborato diversi concetti fondamentali dell’umanesimo astronautico, e distribuisce un’interessante newsletter periodica, nella quale analizza eventi spaziali e non, dal punto di vista socio-evolutivo. Come abbiamo visto, le risorse sono limitate, ed il campo della filosofia spaziale sta iniziando solo ora ad emergere.

Noi intendiamo coniugare la indispensabile elaborazione filosofica con operazioni concrete, che stimolino la riflessione autonoma da parte della popolazione, in merito al futuro della civiltà, ai rischi enormi cui stiamo andando incontro, a cosa non si è ancora fatto e si sarebbe dovuto fare già da tempo, e la cui realizzazione è quindi ormai estremamente urgente. Si comincia a delineare, a questo punto, la specificità e l’utilità di Space Renaissance. Perchè queste cose le diciamo noi, e non altri? Questo perché noi guardiamo la rinascita tecnologica e umanistica che è sbocciata negli ultimi 100 anni. Il che ci permette anche di fare un passo indietro, rispetto ai dettagli dei diversi progetti, per analizzare lo stato della civiltà dal nostro punto di vista umanista. E nel nostro umanesimo includiamo la responsabilità in primo luogo verso la nostra specie — sette miliardi e mezzo di persone–, ma anche verso le altre specie senzienti con le quali condividiamo questo pianeta, dotate di minori strumenti  intellettivi e culturali.

Ma oggi non vogliamo sviluppare il discorso filosofico, solo attirare la vostra attenzione su alcune peculiarità normalmente poco “attenzionate”, per usare un neologismo piuttosto in voga. Il concetto umanista, che muove dall’interesse e dai diritti di tutti gli umani viventi e della loro progenie, ci porta a sostenere che l’umanità ha un disperato bisogno di espandersi nello spazio, e non solo di esplorarlo, se vogliamo evitare un olocausto di proporzioni gigantesche.

La visione di un mondo più equo ed inclusivo, basato sullo spazio, non è isolata in se stessa; include anzi molte proposte, caratteristiche e problematiche. L’information technology spaziale, fra l’orbita bassa (LEO) e l’orbita geo-stazionaria (GEO), ha dato il suo contributo fondamentale allo sviluppo della rete globale, per la soluzione dei problemi sociali ed ambientali globali, ed a sostegno dello sviluppo globale su larga scala. In un altro numero delle nostre newsletter discuteremo l’evoluzione — ormai in grave ritardo — dell’infrastruttura orbitale commerciale non abitata in una infrastruttura presidiata ed abitata, in grado di garantire la necessaria manutenzione, il recupero ed il riutilizzo dell’enorme quantità detriti spaziali orbitali.

È sempre la nostra visione umanista, per entrare ancor più nel concreto, che ci porta a formulare un programma di espansione “morbido”, che consenta ai migranti terrestri di diventare spaziali senza che la loro fisiologia debba cambiare radicalmente nel giro di poche generazioni. Questo significa porsi seriamente due problemi: gravità artificiale, e protezione dalle radiazioni solari dure, che nello spazio ci investono senza lo schermo protettivo costituito dall’atmosfera terrestre e delle fascie di Van Allen. Sono proprio queste ultime che proteggono gli astronauti in orbita bassa, dove viaggia la ISS. Ma già andare sulla Luna, per non parlare di Marte, comporta la necessità di uno schermo protettivo molto più robusto. Perchè, dopo 55 anni dal primo volo umano in orbita, ancora non sono stati ancora affrontati questi problemi fondamentali? Semplice: perchè nessuno si è ancora posto, seriamente, il problema del trasporto di passeggeri civili nello spazio. Una visione fiduciosa nei confronti delle agenzie spaziale ci comunica che stanno facendo tutto quanto possibile, e che se alcuni problemi non sono ancora stati risolti significa che la nostra scienza non è ancora arrivata fino  a lì. Ma è proprio vero? Porsi questa domanda non significa affatto denigrare il lavoro di tanti onesti ricercatori, che si dedicano con amore e dedizione al loro lavoro, conseguendo risultati eccellenti. Poichè a quegli scienziati viene chiesto di sviluppare determinati studi e ricerche anzichè altre, noi chiediamo: la visione strategica delle agenzie, e dei governi che le istituiscono, è sufficientemente basata su una concezione umanista?

La risposta purtroppo deve ancora essere: solo parzialmente. I veicoli spaziali vengono ancora disegnati essenzialmente avendo in mente degli astronauti che sono piloti militari, specificamente addestrati per anni. Voi ed io non potremmo volare oggi sulla Sojuz, ieri sullo Space Shuttle, così come prendiamo un volo di linea. Non sopporteremmo le accelerazioni, le condizioni di vita di bordo, ed altro cui non siamo preparati. Denis Tito e gli altri pochi turisti civili che hanno volato sulla ISS hanno subito lo stesso addestramento, durato parecchi mesi, compiuto dai piloti militari. Ma, quel che più conta, hanno firmato una liberatoria totale che sgrava le agenzie da qualsiasi responsabilità!  Diverse aziende del settore del turismo spaziale si sono invece poste il problema, e quando inizieranno i voli commerciali, sia pure a quota suborbitale, i passeggeri potranno volare in condizioni di comfort, e di responsabilità legale, simili a quelle di un volo di linea. Certo, a 100 km di quota non c’è il problema delle radiazioni, e si tratta di restare in condizioni di assenza di peso per pochi minuti, cosa divertente che non produce alcun danno fisiologico. Tuttavia i primi tentativi di turismo suborbitale rappresentano l’inizio del cambio di paradigma necessario, dal volo spaziale militare a quello civile. Anche il costo delle missioni spaziali è stato un fattore determinante, sino ad oggi, per tenere la frontiera alta ben chiusa ai privati, mantenendola soggetta all’esclusivo controllo governativo. Su questo versante Elon Musk sta operando una vera rivoluzione: riportando a terra tutti gli stadi dei lanciatori si permette il riuso dei motori, con un abbattimento drastico del costo del trasporto terra-orbita.

Per tornare al problema principale, la protezione della vita e della salute umana nello spazio, al di fuori dello scudo protettivo terrestre, si tratta quindi si ottenere condizioni di gravità di 1 G, pari a quella terrestre, e di essere totalmente schermati dalle radiazioni dure, sia quelle solari sia quelle cosmiche (provenienti dalle supernove https://www.corriere.it/scienze/13_maggio_31/marte-radiazioni-troppo-forti-viaggio-astronauti_a413cd54-c9f5-11e2-983e-24267407b94e.shtml). Anche nell’ambito di quello che chiamerò, per comodità, il movimento espansionista, sentiamo dibattere intorno alla priorità di colonizzare la Luna piuttosto che Marte. Ma ambedue queste ipotesi non tengono conto dei problemi menzionati. Sulla Luna potremmo proteggerci dalle radiazioni abitando nel sottosuolo, magari utilizzando i tubi lavici, caverne pronte per essere attrezzate ed abitate. Ma resterebbe il problema della gravità, pari ad un sesto di quella terrestre. Marte offre una gravità pari ad un terzo di quella terrestre, pur sempre notevolmente inferiore a quella cui siamo abituati. Su entrambi i mondi i migranti sarebbero dei superman, per qualche anno, ma poi non sarebbero più in grado di camminare sulla superficie terrestre, e quindi condannati a non tornare mai in patria, se non per brevi “vacanze”… su una sedia a rotelle!

Fin dal primo congresso internazionale di SRI, nel 2011, abbiamo cominciato a lavorare ad una soluzione umanista per la vita umana nello spazio. Gerard O’Neill ne aveva scritto e disegnato già negli anni 70 del secolo scorso: grandi colonie torodiali rotanti, collocate nei punti di librazione di Lagrange, dove gli oggetti possono risiedere stabilmente, senza la necessità di correzione di assetto. Un concetto ripreso nel film Elysium, di Neill Blomkamp, del 2013. Ma, se questo risolve il problema della gravità artificiale, non risolve quello della protezione dalle radiazioni. Si potrebbe allora catturare un asteroide, di quelli la cui orbita passa in modo inquietante vicina al nostro pianeta, portarlo ad esempio in L5, scavarlo all’interno, ricavandone tra l’altro enormi quantità di materie prime, ossigeno, materiali da costruzione, e “terraformarlo all’interno”. Un’impresa che coinvolge saperi scientifici e tecnologici a vastissimo raggio, oltre alle scienze spaziali: architettura, ingegneria civile, sociologia, economia, psicologia, biologia, agricoltura, … Tutte discipline cui potremo aggiungere il prefisso “eso”.

Su tutto questo, di importanza vitale per l’umanità e per il nostro paese, che ha un estremo bisogno di nuove linee di sviluppo industriale, si sviluppa forse una discussione pubblica? No! Al Salone del Libro di Torino, che si chiude domani, parlano tutti, da Checco Zalone a Ligabue, a De Gregory… Il vostro affezionato, insieme ad Alberto Cavallo, ha parlato grazie all’ospitalità del Quotidiano Piemontese e di Vittorio Pasteris suo direttore, che ci ha accolti nel suo stand. Ma senza alcuna pubblicità, in uno spazio molto angusto, senza amplificazione… Ma non avremmo da dire cose molto più utili ed interessanti, senza nulla togliere a Checco o Ligabue??!

Su questi temi, di importanza vitale per l’umanità e per il nostro Paese, che ha un disperato bisogno di nuove linee di sviluppo industriale, dovrebbe nascere velocemente un grande dibattito pubblico. Il governo dovrebbe adottare politiche di sostegno alla nuova industria astronautica civile, promuovere vertici internazionali, simili ai meeting tenutisi di recente per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Le questioni ambientali hanno impiegato 45 anni, dal momento della prima pubblicazione dei supposti “Limiti dello sviluppo”, da parte del Club di Roma di, ad attirare l’attenzione della leadership politica … ma noi non ce li abbiamo 40 anni! La civiltà ha bisogno di dare il via ad una vera e propria espansione internazionale nello spazio prima del 2025, se vogliamo evitare l’implosione economica e l’ulteriore generazione di conflitti ed aggressioni. Quindi dobbiamo dare vita ad un grande movimento pro-spazio, per sviluppare la cooperazione in tutto il mondo, per sviluppare attività politiche e di lobbying, e diffondere a tutti i livelli della società queste proposte, vitali per tutti i terrestri!

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Posted by ADRIANO AUTINO