Migrazione ed espansione – i Terrestri in cerca di altri mondi

Non si tratta di decidere se aprire o chiudere ai profughi, perchè sarebbe come cercare di arginare uno tsunami a mani nude. Il punto vero è: cosa facciamo, intanto che accogliamo i profughi (cosa che auspico), oppure li chiudiamo fuori? Coloro che vogliono erigere i muri speculano sulla paura di alcuni effetti potenzialmente negativi dell’immigrazione di massa. Alcuni di questi effetti non li si può comunque negare. Tuttavia io sostengo che tali effetti sarebbero gli stessi anche in caso di chiusura. Ciò che li provoca non è, infatti, l’effettivo spostamento dei migranti dai loro disgraziati paesi a questi nostri paesi (finora) un po’ meno disgraziati, bensì le forti maree di possibile involuzione culturale che i vasti fenomeni sociali in atto possono procurare. In altre parole la paura sociale, tanto dei migranti quanto dei residenti nei paesi di destinazione, è il vero agente destabilizzante, che può fare arretrare la coscienza civile di secoli in poche stagioni, tanto di popolazioni “invase” da migranti tanto di popolazioni rinchiuse entro mura neomedievali, sia fisiche che mentali.

Come sempre evito di commentare a caldo, sull’onda emotiva di immagini giornalistiche. Lo so, in questo modo rinuncio ad inserirmi nei canali di visibilità che si aprono in questi casi, ma lo faccio per precisa scelta etica: non intendo in alcun modo confondermi con chi approfitta della morte di bambini innocenti per guadagnare visibilità. Tanto le mie riflessioni guardano ad un orizzonte più alto e più ampio, che una settimana in più o in meno non può inficiare.

Nella discussione che si è giustamente, e tardivamente, innescata sull’esodo biblico dei popoli mediorentali massacrati dalle guerre e dall’ISIS, non pretendo di essere neutrale ed al di sopra. Ci mancherebbe altro: non potrei più definirmi umanista, se lo facessi. Quindi dichiaro subito che sono per una concezione del mondo aperto, accogliente e libero, in tutte le sue accezioni e direzioni, in entrata, in uscita, e soprattutto verso l’alto, attraverso l’interfaccia tra la nostra terra ed il cosmo. Plaudo quindi non solo alla posizione del governo tedesco, probabilmente dettata non dal solo umanitarismo, ma anche e molto di più alla decisione di quei cittadini tedeschi che hanno messo in macchina regali ed aiuti, e sono andati ad accogliere i profughi. Questa è decisamente l’Europa che mi piace. Ma è già stato detto da molti, e non intendo sciupare il vostro tempo per ripetere cose già lette e sentite.

Il punto è un altro. Non si tratta infatti tanto di decidere se aprire o chiudere ai profughi, perchè sarebbe come cercare di arginare uno tsunami a mani nude. Il punto vero è: cosa facciamo, intanto che accogliamo i profughi (cosa che auspico), oppure li chiudiamo fuori? Mi spiego meglio. Coloro che vogliono erigere i muri speculano sulla paura di alcuni effetti potenzialmente negativi dell’immigrazione di massa. Alcuni di questi effetti non li si può comunque negare. Tuttavia io sostengo che tali effetti sarebbero gli stessi anche in caso di chiusura. Ciò che li provoca non è, infatti, l’effettivo spostamento dei migranti dai loro disgraziati paesi a questi nostri paesi (finora) un po’ meno disgraziati, bensì le forti maree di possibile involuzione culturale che i vasti fenomeni sociali in atto possono procurare. In altre parole la paura sociale, tanto dei migranti quanto dei residenti nei paesi di destinazione, è il vero agente destabilizzante, che può fare arretrare la coscienza civile di secoli in poche stagioni, tanto di popolazioni “invase” da migranti tanto di popolazioni rinchiuse entro mura neomedievali, sia fisiche che mentali.

Quindi il problema vero è: cosa facciamo noi, cosiddette società avanzate, per mantenere e migliorare il livello culturale e civile faticosamente conquistato durante l’era industriale, grazie ai sacrifici dei nostri padri e nonni, che hanno gettato sangue, sudore, lacrime e sinapsi cerebrali nelle fabbriche, nei campi, nei laboratori di ricerca? So che questo suona forse un po’ retorico e novecentesco, ma vedetelo con gli occhi di oggi. La vera minaccia è che l’avanguardia intellettuale ed imprenditoriale nata dalle rivoluzioni industriali ad un certo punto possa gettare la spugna ed arrendersi di fronte alla marea della violenza, della guerra e della beceraggine neofeudale arrembante a tutti i livelli. Se questo avverrà, il regime proto-nazista dell’ISIS, e tutto ciò che l’ISIS rappresenta, in termini di primitivismo assoluto e di distruzione della civiltà, avrà vinto. Perchè? Perchè la società cosiddetta avanzata non avrà saputo offrire niente ai giovani, lasciandoli così alla deriva, preda delle forze del male e della distruzione.

Ecco perchè la reazione più urgente ed indispensabile, all’ISIS, ed alle maree migratorie che fuggono da quelle regioni — ma non possiamo dimenticare neppure le moltitudini che fuggono da alcuni regimi criminali del Centro America, e premono ai confini degli Stati Uniti — è incrementare in modo esponenziale il nostro sforzo progettuale, puntando in alto, all’espansione dell’androsfera nello spazio. Costruire villaggi sulla Luna, città rotanti di O’Neill nei punti di Lagrange, innescando il nuovo sviluppo industriale libero e pacifico di cui la civiltà ha un disperato bisogno.

Quando lasciamo il nostro corpo fermo ed inattivo per lungo tempo, è molto facile che sopravvenga una malattia. In un contesto sociale culturalmente stagnante si sviluppano malattie sociali e, se il contesto è il mondo globalizzato, le malattie saranno globali. Non sarà l’erezione di muri, destinati ad essere comunque travolti, che guarirà le malattie, anzi: l’aria stantia del mondo chiuso non può che peggiorare le condizioni dei malati. I grandi flussi migratori sono una reazione a grandi malattie sociali: povertà estrema, dittature sanguinarie, burocrazie stagnanti ed abominevoli. La gente si mette in cammino, in cerca di nuovi mondi… Non servirà a niente chiudere le porte e restarcene chiusi a marcire nell’inedia. E, chi credesse di aver fatto abbastanza accogliendo i profughi commetterebbe un errore altrettanto marchiano! Accogliere e rimanere inerti significherebbe rinunciare a qualsiasi progettualità e lasciarci sommergere. È estremamente urgente rimettere in moto il progresso culturale, aprire il mondo, puntare decisamente allo spazio, dotarci di una governance più scientifica ed umanista, e meno corrotta, miope, opportunista e decrescitista nei fatti. E no, Sig. Putin e Sig. Obama, il mondo oggi non capirà perchè mai le “potenze” dovrebbero sentire il bisogno di un confronto militare, innescato con la complicità di utili idioti come il dittatorello ucraino o l’immarcescibile despota siriano! L’unico uso della forza oggi comprensibile e sostenibile è quello per mettere in condizioni di non nuocere i macellai genocidi e distrutturi di civiltà dell’ISIS. Poco importa chi ne abbia fomentato la nascita: adesso c’è ed è una minaccia reale, quindi, please, pajausta, unite gli sforzi e toglietelo di mezzo!

Molto più importante, comunque, è portare la rivoluzione industriale nei paesi delle Primavere Arabe ed in tutti i paesi che aspirano alla democrazia. E qual’è l’unico terreno su cui un nuovo sviluppo industriale può ormai svilupparsi, anche alla luce della recente crisi verticale dei BRICS?  So di ripetermi, ma non sarà mai abbastanza: è il “terreno” extraterrestre! L’industrializzazione dello spazio geo-lunare, , il turismo spaziale, gli spazioporti, i veicoli di trasporto passeggeri nello spazio, l’uso delle materie prime lunari ed asteroidee, la creazione di milioni di nuovi posti di lavoro sia a terra che nello spazio! Il mondo globalizzato di oggi non offre più, ai suoi sette miliardi e mezzo di abitanti, alcuna possibilità di espansione a basso costo: inevitabile quindi che i popoli in cerca di pace, sviluppo e democrazia si orientino alla migrazione. Mentre le nazioni cosiddette avanzate cadono in una spirale senza fine di conflitti sempre più devastanti. L’unica via di espansione possibile è quella verso l’alto, per iniziare a sfruttare le incalcolabili risorse del nostro Sistema Solare. Allora i giovani avranno una prospettiva per cui studiare ed impegnarsi. Ed il futuro tornerà ad esistere, a dispetto dell’ISIS e degli apprendisti stregoni che ne hanno fomentato la nascita.

Adriano V. Autino

Questo articolo e’ anche sul blog di Gravita’ Zero, media partner di Space Renaissance Italia

 

Il 7 Ottobre 2015, al Politecnico di Torino, la conferenza “La nascente industria del volo spaziale civile” discuterà di questi temi.

Il congresso mondiale “Space, Not War!” in preparazione per il 2016, proporrà all’opinione pubblica mondiale l’unica vera alternativa all’involuzione della civiltà costretta entro i confini di un mondo, fisicamente e filosoficamente chiuso.

Questo il Call for papers, ancora in evoluzione, su cui apriremo presto la possibilità di presentare abstract.

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Posted by ADRIANO AUTINO